Nel settembre 2015 più di 150 leader internazionali si sono incontrati presso le Nazioni Unite per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente. 

La comunità degli Stati ha approvato l’Agenda 2030 che ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. 

L’avvio ufficiale degli Obiettivi comuni per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

La precedente esperienza, fondata su degli obiettivi adottati nel 2000, ha migliorato le vite di milioni di persone. Da allora, la povertà globale continua a decrescere; sempre più persone si sono viste garantire l’accesso a fonti migliori d’acqua; un maggior numero di  bambini frequenta le scuole elementari.

Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sono obiettivi importanti, che cambiano il mondo e che richiedono la cooperazione tra governi, organizzazioni internazionali e leader mondiali. Ma ciascuno di noi è indispensabile per poter tendere a questi obiettivi.

Non si tratta di un mero elenco di propositi, bensì di una sfida con noi stessi per la salvezza dell’intera specie umana. Vediamoli insieme:

 

  • Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo
  • Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile
  • Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età
  • Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti
  • Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie
  • Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni
  • Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti
  • Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile
  • Ridurre l’ineguaglianza all’interno di e fra le Nazioni
  • Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili
  • Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo
  • Promuovere azioni, a tutti i livelli, per combattere il cambiamento climatico
  • Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile
  • Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre
  • Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell’ecosistema terrestre, gestire in modo sostenibile le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e invertire il degrado dei suoli e fermare la perdita di biodiversità
  • Promuovere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile, garantire a tutti l’accesso alla giustizia e costruire istituzioni efficaci, responsabili e inclusive a tutti i livelli
  • Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

 

Questi obiettivi sono tra di loro connessi. Pensiamo a quello relativo alla ricerca che potrebbe avere delle ripercussioni importanti su quello relativo all’occupazione, che a sua volta potrebbe produrre i suoi effetti su quello relativo all’abbattimento delle disuguaglianze tra Paesi, favorendo, così, l’obiettivo delle Istituzioni Forti e della Pace.

E’ proprio su quest’ultimo che ci vogliamo concentrare in questo breve scritto (il n°16 relativo alla Pace, alla Giustizia e alle Istituzioni solide). 

Tra i traguardi che si prefigge questo obiettivo, infatti, vi è quello di garantire un processo decisionale responsabile, aperto a tutti, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli. 

Come vi può essere evoluzione sociale e, quindi, di riflesso benessere e prosperità, se le persone non riescono a soddisfare i loro bisogni, in quanto imbrogliate all’interno dei loro conflitti e insoddisfatte circa la loro domanda di Giustizia?

Come vi può essere economia e libero scambio se la Giustizia, soprattutto quella civile è lenta?

A tal proposito riportiamo le parole di Cottarelli, tratte da una sua intervista recente: “la Giustizia è oggi il più grande freno per l’economia. Ce lo dicono gli imprenditori. Se chiediamo agli imprenditori stranieri perché non vengono ad investire in Italia, ai primi posti nelle loro risposte troveremo sempre la lentezza della giustizia civile. Se hai un contratto e le cose vanno male, vai dal Giudice e aspetti 8 anni. C’è bisogno di certezze.”

Nel nostro ordinamento c’è un procedimento arbitrale, che si conclude in tempi rapidi che addirittura possono essere stabiliti dalle parti: perché non avvantaggiare chi lo utilizza?

Ma non è semplicemente una questione relativa alla velocità dei processi, ma di rispetto dei diritti di tutti. L’accesso alla giustizia non dovrebbe essere ostacolato in alcun modo. Dovrebbe essere “alla portata di tutti”.

Le ADR (Alternative Dispute Resolution), in particolare la MEDIAZIONE, sono la risposta. Sono lo strumento, il mezzo per poter ovviare alle criticità attuali del sistema giustizia, per poter tendere all’obiettivo n° 16 sopra richiamato. 

La via “alternativa” non può che essere la via maestra. Non è un caso che sono previsti per la mediazione ulteriori incentivi a quelli già presenti, come quello del doppio beneficio fiscale.

Purtroppo, come in tutti i campi, ci sono ancora coloro che per ignoranza o conflitto d’interessi cercano di remare contro il progresso.

Il tempo, però, ha dimostrato che, attraverso la conoscenza e l’apprendimento dell’istituto, anche i più restii si sono fatti promotori della mediazione. Ora sono i primi a presentare l’istanza di mediazione. Hanno compreso i vantaggi del procedimento, l’importanza di una comunicazione funzionale tra le parti in lite. 

Morineau scrive che la mediazione può offrire un valido contributo al rinnovamento delle strutture sociali. Del resto ciascuno di noi desidera intervenire in un processo che interferisce con il buon funzionamento della sua vita.

In tal senso, le nuove generazioni, si pongono quali testimoni attivi e principali agenti di cambiamento. Il loro entusiasmo, la loro preparazione, la loro cultura, la loro grinta nel dare voce a temi di importanza fondamentale come questo, travolgerà sempre di più le vecchie generazioni, i falsi miti, come è stato in passato. E’ a loro che i cittadini del 2030 si rivolgeranno per la tutela dei loro interessi. 

Loro offriranno la via del dialogo, della collaborazione, invece che dell’antagonismo becero e invischiante, della lite a tutti i costi senza risultato, in linea con quanto auspicato nel 2015.

Non è una speranza. E’ il presente. 

Per questo, sin da oggi, gli operatori del diritto sono chiamati ad intraprendere questo percorso di sviluppo, non limitato, ma rispettoso degli obiettivi di sostenibilità. Chi non lo fa va contro l’Agenda 2030, chi non lo fa va contro il Pianeta, chi non lo fa rischia di andare addirittura contro se stesso, la propria natura.